Anche le feci umane possono curare molte malattie; ma il loro trapianto ha le sue regole. E non tutti i donatori sono uguali
Alzheimer, sclerosi multipla, malattie infiammatori intestinali. Ma anche cancro, asma, allergie. Nessuno fino a pochi anni fa avrebbe lontanamente immaginato la possibilità futura di una sola terapia studiata per tutte queste malattie e tanto meno avrebbe pensato di andare a cercare questa panacea in un posto tanto insolito: le feci umane.
E invece da quando si è scoperto l'importante ruolo dell’intestino nel regolare la nostra salute e i cambiamenti della flora batterica sembrano associati a una lunga lista di patologie, il trapianto fecale viene visto come una possibile soluzione per un’ampia gamma di malattie.
Ma c’è un aspetto cruciale da tener presente per le future sperimentazioni: la riuscita del trapianto dipende in gran parte dalla dalla qualità delle feci. Un “super-donatore” che produce feci ricche dei batteri migliori può essere prezioso per restaurare l’equilibrio intestinale di pazienti con malattie infiammatorie intestinali tanto quanto di quelli con diabete. L’importanza del donatore viene dimostrata da una review pubblicata su Frontiers in Cellular and Infection Microbiology. Il successo dei trial clinici analizzati dagli scienziati è fortemente condizionato dalle caratteristiche del “materiale” utilizzato.
«Nelle malattie infiammatorie intestinali e nel diabete, ad esempio, le specie chiave associate a una prolungata remissione clinica producono il butirrato, una sostanza chimica specializzata nella regolazione del sistema immunitario e del metabolismo energetico», spiegano gli autori della review.
Ma le feci dei super-donatori hanno anche altre caratteristiche. I ricercatori hanno scoperto che a fare la differenza non è solamente il tipo di batteri presenti ma anche quel che si trova all’interno dei batteri e nelle loro vicinanze. Inaspettatamente il successo di alcuni trapianti fecali sembra sia dovuto al trasferimento tra donatore e ricevente di virus che infettano altri microbi dell’intestino favorendo la sopravvivenza dei batteri benefici trapiantati.
I ricercatori riconoscono però che non tutta la responsabilità del successo o del fallimento di un trapianto fecale può essere attribuita al donatore.
Le super-feci da sole non bastano ad aggiustare un microbioma difettoso. Anche il ricevente deve fare la sua parte per favorire il processo di guarigione. È stato dimostrato infatti che modifiche della dieta possono influenzare la composizione della flora batterica rendendo in poco tempo l’intestino del ricevente più ospitale nei confronti dei nuovi batteri trapiantati.
«Abbiamo osservato trapianti da super donatori raggiungere tassi di remissione clinica doppi rispetto alla media. Se possiamo scoprire come questo sia possibile, potremmo migliorare i risultati dei trapianti fecali e sperimentarli anche in altre malattie associate al microbioma come l’Alzheimer, la sclerosi multipla e l’asma», hanno dichiarato i ricercatori.
Ma quali proprietà hanno le “super-feci”? Più ricche sono di batteri e meglio è. Le feci che posseggono una vasta gamma di specie diverse di microorganismi si sono dimostrate le più efficaci nel ripristinare la flora batterica intestinale del ricevente. In particolare, le feci dei super donatori posseggono livelli elevati di alcune "specie chiave”, responsabili della produzione di specifiche sostanze chimiche, la cui mancanza contribuisce allo sviluppo della malattia.
25/02/2019 Fonte: redazione HealthDesk del 22/01/2019