PADOVA. In Veneto 1.295 persone stanno aspettando un trapianto di organo; 29 di loro sono bambini. Dietro i numeri tante storie di sofferenza e di speranza, di malati gravi che possono essere salvati grazie a un gesto di generosità, quello della donazione. Nel territorio i donatori sono aumentati esponenzialmente raggiungendo nel 2017 il numero più alto degli ultimi 12 anni, con un conseguente incremento dei trapianti del 13%. Oggi il Veneto è al top in Italia per numero di interventi, come messo in evidenza dal report del Centro Nazionale. Ma molto deve essere fatto per mantenere lo standard di eccellenza e per garantire una risposta veloce a chi sta male. A cominciare, spiega il cardiochirurgo Giuseppe Feltrin coordinatore del Centro regionale trapianti, dalla manifestazione della volontà di donare.
I numeri da podio. Il Veneto è la capitale del trapianto di rene con 172 interventi a Padova e 127 a Verona (rispettivamente al primo e al terzo posto della graduatoria nazionale); e ci sono anche gli ospedali di Treviso e Vicenza, entrambi con 39. Per il trapianto al fegato gli interventi sono stati 109 a Padova e 61 a Verona. Podio a Padova per il trapianto di cuore: 40 operazioni su un totale di 265, ma anche Verona è in classifica con 17. Il polmone vede ancora il Veneto ai posti alti della classifica italiana con 23 operazioni su 144 complessive. Il polo di maggiore attività è Padova dove lavorano i big nazionali della trapiantologia, i luminari Umberto Cillo per il fegato, Paolo Rigotti per il rene, Federico Rea per il polmone, Gino Gerosa per il cuore. Per quanto riguarda i donatori utilizzati, essi sono stati 171. Ad oggi sono 321 mila i veneti che hanno espresso l’intenzione di donare gli organi dopo il decesso, di cui 82 mila in Comune. In aumento del 14% il numero di donatori di cornee.
Boom di donatori. «Lo scorso anno abbiamo raggiunto il numero di donazioni e quindi di trapianti più alto degli ultimi 12 anni nella nostra storia trapiantologica», spiega il dottor Giuseppe Feltrin, «L’incremento è di circa il 30% e i trapianti sono saliti del 13%. Nel 2017 abbiamo fatto 650 interventi di cui 551 da donatore deceduto. L’opposizione alla donazione è scesa al 16% contro una media nazionale del 28,7%». Una sensibilità diffusa, grazie anche all’attività svolta nel territorio. «Si arriva a tutto questo per effetto della sinergia tra una pluralità di fattori», prosegue il responsabile del Centro regionale, «C’è una Regione estremamente attenta all’area trapianti, ci sono i luminari, ci sono coloro che si occupano della donazione, i cosiddetti coordinatori del trapianto, medici e infermieri con straordinaria empatia. E fondamentale il contributo delle associazioni di volontariato sul territorio».
Cosa va fatto. «Ma ora non si può stare con le mani in mano», avverte il dottor Feltrin. E la priorità è che i veneti dichiarino in vita la loro volontà rispetto alla donazione. «Esprimendoci in vita togliamo l’onere ai parenti di doverlo fare per noi», afferma il cardiochirurgo, «Su questo stiamo lavorando: un canale che ci sta dando molta soddisfazione è quello dell’espressione di volontà in Comune, quando viene rilasciata o rinnovata la carta d’identità. Stiamo aiutando a formare gli operatori del Comune». Gli altri sistemi di dichiarazione di volontà sono l’Urp dell’Usl, l’Aido, l’atto olografo, la carta delle associazioni. Sul fronte degli investimenti, l’attenzione
Sabrina Tomè