Stefano Caredda, dal trapianto alle medaglie scalando le montagne: “Nella vita ci vuole fegato”
“In Australia nove anni fa, poi Svezia, Sudafrica e l’anno scorso in Spagna, a Malaga. E, in sella alla bici, ho anche scalato le montagne tra Italia e Austria”. Non male per un trapiantato di fegato: Stefano Caredda ha 50 anni, è un collaboratore amministrativo all’Asl di Settimo San Pietro e, per dirla con le sue stesse parole, “due vite, una iniziata dieci anni fa”. Meglio, venti: ha trent’anni quando gli viene diagnosticata una fibrosi epatica al fegato. Cause della malattia? Sconosciute. E l’unica speranza, col passare degli anni, è il trapianto. “Avvenuto il 21 gennaio 2008, la data del mio nuovo compleanno”, dice, ridendo, Stefano. La sua più grande fortuna? Aver trovato in appena tre giorni un organo nuovo, proveniente da un donatore anonimo che, nei fatti, gli ha salvato la vita. Che cambia totalmente: con un nuovo fegato e la voglia di vivere ogni giorno al massimo, il 50enne inizia a pedalare. Nel vero senso della parola.
“La mia passione per la mountain bike è cresciuta tantissimo, sono andato in Australia, poi in Svezia e Sudafrica, partecipando ai campionati mondiali di ciclismo su strada per trapiantati. Sono sempre salito sul podio, tra terzi e secondi posti”. La vittoria manca ancora, ma quella più importante è già arrivata: “Grazie al trapianto ho una nuova vita, che non voglio e non posso sprecare. Sono sposato e ho un lavoro, mi ritengo una persona molto fortunata”, confida Stefano. A dieci anni esatti dall’operazione l’energia è a mille, e la nuova sfida è già pronta: “Dal 17 al ventiquattro giugno, a Cagliari, ci saranno i campionati europei di ciclismo per trapiantati e dializzati. Io ci sarò”.
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