La speranza del trapianto
Ricoverato in ospedale a Bergamo, inizia da lì la ricerca di un donatore di midollo per cercare di salvare Giuseppe. Il trapianto di midollo, in questi casi, rappresenta spesso l’unica strada da percorrere. Ed è allora che, come successo per altri casi, parte il tam tam in Rete, gli appelli degli amici e di chi lo conosce, per trovare un donatore di midollo compatibile. E il donatore si trova, è compatibile al 100%. Praticamente un miracolo, visto che la compatibilità genetica si verifica solo in un caso su 100mila, fra individui che non appartengono alla stessa famiglia. Il giorno fissato però, colui e colei che poteva salvare la vita di questo 40enne, non si presenta. «Non so se con quel trapianto mio fratello si sarebbe salvato», dice Pietro, «Non voglio che sia una caccia al capro espiatorio, però di certo quel giorno è come se mio fratello fosse morto due volte». Alla fine Giuseppe viene sottoposto a trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche. La malattia sembra regredire, ma le speranze sue e della famiglia non durano molto.
La corsa contro il tempo
Di quel donatore, non si saprà più nulla, le condizioni di Giuseppe continueranno a peggiorare. Sarà la sorella Maria Cristina, mesi dopo, a donare il suo midollo (compatibile però solo al 50%). Vengono tentate terapie sperimentali «Mio fratello era un grande salutista, stava attento a tutto, è terribile quello che gli è successo» ci racconta. «Nessuno di noi pensava che sarebbe avvenuto tutto così rapidamente», aggiunge. Le cure, gli appelli, purtroppo non servono a salvarlo e il 28 novembre Giuseppe muore. «Non ci sono parole per esprime quanto sia grande il vuoto che ha lasciato. Ha combattuto questa sua battaglia con grande forza e coraggio, aggrappato alla vita con una gran voglia di vivere che l´ha sempre contraddistinto. Per lui, ogni giorno valeva la pena di essere vissuto a pieno e tutto ciò che esisteva al mondo era una meraviglia solo per il fatto stesso di esistere. Questa la sua filosofia di vita, questo il suo grande insegnamento. Il suo sorriso, la sua gioia di vivere, il suo altruismo non li dimenticheremo mai» si legge nella pagina Facebook creata proprio per aiutare Giuseppe. «A volte penso che sia stato meglio così, che se ne sia andato senza soffrire per anni, senza sperare di guarire» dice Maria Cristina.
«Donate il midollo»
«Di leucemia si muore, e non se ne parla abbastanza», dice Pietro. Si muore e tanto, perché ancora oggi, a cinque anni dalla diagnosi, sopravvive solo il 20% dei malati. «Vorrei che tutti, ma davvero tutti, capissero quanto è importante donare il midollo, perché per molti di questi malati è l’unica speranza di sopravvivere». E non lo dice, Pietro, se non fra le righe, ma se quel donatore, quel giorno si fosse presentato, forse oggi racconteremmo tutta un’altra storia.
16 febbraio 2019 Da: CORRIERE DELLA SERA / SALUTE