SANITÀ. Medico di base, interviene sulla querelle sollevata dai sindacati dell'azienda ospedaliera
«Fuga dagli ospedali,
emorragia pericolosa»
Camilla Ferro
Mora, ex presidente dell'Ordine dei medici: «La politica ha distrutto la sanità pubblica tagliando sui medici e investendo sul mattone»
Medico di base a Legnago dal 1978 ad oggi. Vice presidente dell'Ordine dei Medici di Verona dal 2009 al 2011. Presidente dello stesso dal 2012 al 2017 e, prima ancora, consigliere dal 1990 al 1992 e segretario dal 1995 al 2008. Una vita, insomma, dentro alla sede di via Locatelli per cui, citando Hemingway, parla con «la saggezza dei vecchi».Roberto Mora dei problemi della sanità veronese sa tutto. E denuncia i guai, sia di quella del territorio che di quella ospedaliera, forte della sua esperienza quarantennale. Non è leggero, entra a gamba tesa nella querelle scoppiata tra l'intersindacale dei medici dell'azienda ospedaliera e la direzione riguardo al taglio dei fondi per il personale, ai turni massacranti, al blocco del turn over, all'utilizzo degli specializzandi e alla fuga di decine di colleghi che scelgono di andare a lavorare nel privato. Non ha nessun padrone se non i suoi pazienti e la loro salute, per cui parla liberamente. «Hanno distrutto il servizio sanitario nazionale», sbotta, «nel corso degli anni hanno ridotto quello che era il più bel mestiere del mondo a un inferno da cui i dottori scappano, esasperati da una situazione al collasso. Ma perchè nessuno dice davvero la verità, ad esempio, sulle liste d'attesa? Perchè nessuno corre ai ripari di fronte all'emorragia, ad esempio, di anestesisti dalle sale operatorie? Lo vedo tutti i giorni come è stata ridotta la nostra sanità, vittima di una catena di smontaggio messa in atto dai politici e dai burocrati che pensano solo a tagliare sui servizi alla popolazione per investire nel mattone». E' arrabbiato e non si ferma: «Il risultato? Tanta edilizia, tante risorse destinate a potenziare le cure buttate nel mattone, ospedali all'avanguardia ma senza dottori dentro». Continua: «Quando passo in corsia a salutare gli amici, mi confidano che non ce la fanno più e che non vedono l'ora di andarsene in pensione. Qualcuno non riesce ad aspettare e anticipa l'uscita. Tra i più giovani, c'è chi scappa nel privato dove "rischia meno e guadagna di più". Lo capiscono, gli strateghi della sanità, che con l'esodo di chi ha tanti anni di esperienza verrà a mancare quel trasferimento di competenze che è sempre stato una delle ricchezze del nostro Ssn, con il risultato che a soffrirne potrebbe essere la sicurezza e la qualità dell'assistenza?».Ma perchè accade tutto questo? «La disassuefazione dei medici alla professione», spiega, «è conseguenza diretta dei diktat finanziari: per le insensate politiche di definanziamento della sanità pubblica oggi è appropriato solo ciò che è compatibile con le risorse disponibili e non ciò che è adeguato alle necessità della cura. Da qui, la fine della nostra mission perchè i nostri doveri morali, la nostra autonomia di giudizio, la nostra integrità scientifica sono diventati un problema per la sostenibilità finanziaria. Insomma, s'è creata una medicina "amministrata" dove i professionisti sono dei meri esecutori di quello che conviene all'economia, non il contrario». Risultato: «I medici non sono più gratificati da quello che fanno e la gente non si fida più di loro». A chiudere, Mora snocciola qualche numero: «Nei prossimi 5 anni ci saranno circa 40mila camici bianchi in meno nel nostro Ssn. Che faremo?».