Virus come farmaci contro le infezioni. Cocktail di virus salva ragazza con fibrosi cistica da batterio killer
Il nome promette bene: i batteriofagi sono virus che “mangiano” i batteri, o meglio che sfruttano le cellule batteriche per replicarsi, di fatto eliminandole.
Perché non usarli per combattere batteri resistenti agli antibiotici? L’idea non è nuova e non sono mancati casi in cui i risultati ottenuti con questa strategia sono stati così eclatanti da finire sulle pagine dei giornali.
Questa volta è stato compiuto un passo avanti e la strategia è stata testata con successo su una paziente di 15 anni affetta da fibrosi cistica. Il suo caso è finito sulle pagine di Nature Medicine e potrebbe aprire la strada a un nuovo approccio terapeutico, tanto necessario in tempi di antibiotico-resistenza.
Isabelle Carnell, questo il suo nome, ha passato metà della sua vita costretta a lottare invano contro una serie di infezioni, molte delle quali dovute al Mycobacterium abscessus.
Il Mycobacterium abscessus è uno dei batteri che rendono la vita difficile alle persone affette da fibrosi cistica: si insinua nel muco che si forma sulle pareti dei polmoni dei pazienti danneggiando seriamente gli organi fino a rendere necessario il trapianto. Così è stato per Isabelle che però, nonostante la sostituzione di entrambi i polmoni, non è riuscita a liberarsi del pericoloso agente infettivo. Che, dopo il trapianto nel 2017, ha anche infettato la ferita chirurgica.
Helen Spencer, la pediatra del Great Ormond Street Hospital di Londra che aveva in cura Isabelle, non aveva più armi per curare l’infezione; l’aggressiva terapia antibiotica non stava funzionando. Così su richiesta della madre della ragazza, ha cercato una strada alternativa entrando in contatto con un il gruppo di Graham Hatfull dell’University of Pittsburgh in Pennsylvania, dove è conservata una delle più grandi collezioni di virus batteriofagi, o fagi, al mondo, che conta più di 15mila esemplari. I ricercatori hanno impiegato tre mesi per individuare una terna di betteriofagi particolarmente indicati per eliminare Mycobacterium abscessus isolato dalla ferita e dal muco della giovane paziente.
C'era però un problema: due di questi virus avevano un’aggressività limitata per la presenza di alcuni geni che ne inibivano le potenzialità letali. Si è deciso dunque di ricorrere all'editing genetico per spegnere i geni che contrastavano la capacità dei virus di combattere gli antibiotici.
Il cocktail di virus è stato somministrato endovena due volte al giorno e spalmato sulle lesioni.
Sei settimane dopo l’inizio del trattamento, la PET mostra la riduzione dell’infezione al fegato (in rosa)
Lentamente le ferite che erano rimaste aperte per mesi a causa dell'infezioni hanno cominciato a cicatrizzarsi. E anche i livelli di infezione sistemica hanno cominciato a ridursi.
Oggi Isabelle non è completamente guarita ma è viva ed è riuscita a riappropriarsi della sua vita da adolescente fatta di giornate a scuola, shopping con gli amici e lezioni di guida.
Continua a sottoporsi a due iniezioni al giorno e l'infezione è tenuta sotto controllo. A breve si aggiungerà un quarto virus al cocktail nella speranza di debellare del tutto il batterio killer.
Intanto, i medici sanno sanno bene che una rondine non fa primavera e che un solo caso, per quanto incoraggiante, non basta a cantare vittoria. Le potenzialità terapeutiche dei batteriofagi dovranno essere testate in rigorosi trial clinici. Però è una nuova prova che questo approccio, sebbene più complesso e costoso rispetto agli antibiotici, può rivelarsi efficace anche per le infezioni più resistenti.
E in tempi di antibiotico-resistenza, un'arma in più può essere provvidenziale.
15/05/2019 Fonte: HealthDesk