È tornata a casa la paziente
greca di 59 anni che il mese
scorso ha ricevuto un
trapianto di fegato
Nonostante la pandemia abbia rallentato anche nel nostro Paese l’attività di trapianto, non si è fermato il lavoro del Centro Nazionale Trapianti (Cnt). È infatti torna a casa con un volo militare dell’Aeronautica greca la donna greca che il mese scorso ha ricevuto un trapianto di fegato al Policlinico di Bari grazie alla solidarietà della Rete trapiantologia italiana. Un esempio di come questa attività non conosca confini.
Nel 2019 sono stati 16 i pazienti accolti dall’estero per un trapianto: 7 dalla Serbia, 3 dalla Bosnia, 2 dall’Albania, 2 dalla Slovenia, 1 dalla Svizzera e 1 dagli Stati Uniti. Sono stati invece 18 gli organi donati all’Italia: 12 dalla Grecia, 4 da Malta, 1 dalla Francia e 1 dalla Svizzera.
Attualmente sono tre gli accordi bilaterali attivi tra il Centro nazionale trapianti e le corrispondenti autorità competenti di altri Stati (oltre alla Grecia ci sono Malta e Serbia) che riguardano lo scambio di organi in eccedenza e l’accoglienza di un numero limitato di pazienti: di solito si tratta di casi urgenti, pediatrici o di particolare complessità per i quali non è possibile avere risposte assistenziali adeguate nel paese di origine.
Inoltre, l’Italia fa parte insieme a Spagna, Francia e Portogallo della South Alliance for Transplant (nell’ambito della quale, ad esempio, vengono effettuanti anche trapianti di rene incrociati da donatore vivente) e della rete Foedus che facilita lo scambio di organi in eccedenza fra i Paesi dell’Unione europea.
Gli scambi internazionali un vantaggio per tutti. “L’attività internazionale di scambio di pazienti e organi per il trapianto è doppiamente vantaggiosa, perché ci permette di aumentare le possibilità dei pazienti delle liste d’attesa italiane di ricevere un organo compatibile e contemporaneamente aiuta persone che nel proprio paese non potrebbero essere salvate – spiega il direttore del Cnt, Massimo Cardillo – la pandemia sta dimostrando che le risposte sanitarie devono essere globali e che ciascun Paese deve fare la propria parte senza egoismi. L’Italia dei trapianti vuole essere sempre di più all’avanguardia anche nel campo della cooperazione internazionale al servizio della salute delle persone”.
Una testimonianza del successo di questa attività di cooperazione e della solidarietà della Rete trapiantologica italiana, arriva proprio dalla paziente greca di 59 anni tornata a casa con un volo militare dell’Aeronautica greca. Per salvare la vita alla paziente si era messa in moto la macchina operativa del Centro nazionale trapianti. L’organizzazione greca per i trapianti, in difficoltà per il reperimento dei donatori di organi a causa dell’emergenza Covid-19, davanti alle gravissime condizioni della donna aveva chiesto aiuto all’Italia. La donna, in coma dall’8 aprile, era arrivata a Bari il 15 ed era stata sottoposta al trapianto due giorni dopo. In tre settimane di degenza, dopo aver seguito un percorso di riabilitazione, ha recuperato tutte le funzioni epatiche, motorie e cerebrali ed è stata infine dimessa. Prima di rientrare a casa, ha voluto ringraziare tutti i medici e gli infermieri che si sono presi cura di lei.
“Abbiamo messo a disposizione competenze e professionalità sia sotto il profilo clinico sia sotto quello organizzativo consentendo alla macchina dei trapianti di organo di continuare a operare in sicurezza: di fronte a una richiesta di aiuto, da qualunque posto provenga, non possiamo sottrarci. Come abbiamo accolto nella nostra terapia intensiva malati lombardi positivi al Covid, così abbiamo curato e operato la paziente greca. Convinti che la solidarietà non abbia bandiere e non conosca confini” dichiara il direttore generale del Policlinico di Bari, Giovanni Migliore.
“Il coordinamento pugliese trapianti ha dato prova di generosità e di eccellenza anche e soprattutto durante questo momento di emergenza sanitaria in cui le donazioni e gli interventi sono proseguiti – commenta il coordinatore del Centro regionale trapianti Loreto Gesualdo – grazie alle campagne di sensibilizzazione, alla straordinaria professionalità degli operatori sanitari e all’organizzazione dei nostri ospedali, in particolare il Policlinico di Bari che attraverso un protocollo di sicurezza con analisi e tamponi ha garantito la prosecuzione delle urgenze e degli interventi, il numero dei trapianti in Puglia risulta in crescita nonostante il Covid19: nei primi cento giorni del 2020 sono stati già effettuati 39 interventi, circa il 20 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Questo è un risultato sanitario eccezionale”.
15/05/2020 (QuotidianoSanita.it)